PAESAGGI DELLA RESILIENZA: TRAME AGRICOLE E DISEGNO URBANO
La proposta progettuale si misura con un frammento di paesaggio agrario che ancora rimane sul vasto altopiano vicino la città di Vibo Valentia, con la consapevolezza di ripartire, soprattutto in Calabria, dal suolo e dalle potenzialità che esso ancora esprime sul piano produttivo, estetico e figurativo. In questo senso il centro di Ionadi è pensato in relazione alla conurbazione caotica in atto, attraverso un’idea di sostenibilità e di nuovo senso dell’abitare che mette al centro la natura, la qualità e la specificità del luogo.
L’altopiano, fino a pochi anni fa segnato solo dalla traccia del campo di aviazione, dalla strada statale e dal disegno dei campi coltivati, vive oggi in una condizione di frammentazione e di perdita di unitarietà.
Il ragionamento progettuale si svolge attraverso la sovrapposizione delle diverse componenti presenti nell’area, ripensate nelle loro potenzialità espressive e identitarie, insieme alla capacità di costituirsi come sistema unitario: l’edificato esistente, la nuova espansione, i servizi collettivi, l’accessibilità, i sistemi commerciali, i reticoli d’acqua e le aree agricole. Queste ultime diventano prioritarie nel riconsiderare il paesaggio agrario in funzione delle trasformazioni socioeconomiche e urbanistiche, della dimensione ecologica e sostenibile come sperimentazione di ipotesi progettuali che registrino e mettano in forma la nuova dimensione multifunzionale dell’agricoltura, espressione di un cambiamento del concetto di ruralità nel quale il SUOLO assume un ruolo strategico nel paesaggio come processo attivo.
In questa nuova dimensione, infatti, il paesaggio può diventare un fattore premiante per l’agricoltura, invertendo quel processo che storicamente ha visto la città diffondersi verso la campagna aggredendola, attraverso il superamento del rapporto dialettico tra spazio urbano, periferia e suolo agricolo. Le trame del suolo, insieme ai leggeri cambi morfologici, rappresentano per il progetto un momento strutturante del disegno più generale su cui far interagire tutti gli elementi esistenti, presi in considerazione: i nuclei edificati, la piazza della chiesa, il parco giochi, la pista ciclabile, i sistemi idrici, i centri commerciali. Il disegno della natura, caratterizzato dalle trame catastali, dalle parti alberate, dai vuoti, è assunto come palinsesto progettuale nel quale l’esistente è integrato a nuovi segni configurando nuovi cicli di vita per l’agricoltura che aumenta lo spettro di azione dalla produzione di beni materiali -alimenti, legname, fibre, materie per l’industria – a quelli immateriali – paesaggio, biodiversità, salvaguardia idrogeologica, manutenzione del territorio – sino alla creazione di servizi orientati al benessere sociale. Alla vocazione più tradizionale di produzione di cibo si affiancano inedite e innovative attività (generazione di energia, di fibre e polimeri naturali, turismo rurale e culturale, potenziale sociale) che configurano poliedriche ruralità ancora tutte da investigare nelle implicazioni spaziali e formali.
Questa visione offre l’occasione di dar forma a nuovi paesaggi attraverso un pattern urbano-ambientale continuo nel quale le aree agricole vengono integrate e non consumate nei processi di trasformazione della città, non più concepite come spazi di espansione in attesa di operazioni immobiliari, ma come luoghi concreti di una nuova energia creativa. Tale percorso supera la contrapposizione tra la città, troppo spesso identificata solo con i centri storici, e la campagna antropizzata, ormai entità sempre più complementari interdipendenti, in una strategia che propone un nuovo sguardo per quell’immensa massa che continuiamo a chiamare periferia o città diffusa, dove una diversa idea e valore del suolo agricolo può stimolare a fondare un nuovo concetto di “urbanità” (A. Berque, 1997). E’ questa in sintesi la strategia proposta, all’interno della quale inserire nuove azioni gestionali anche sul piano dell’espansione e del completamento edilizio non più pensato come pura sottrazione di aree agricole in una logica di dilatazione informe dei vecchi sistemi insediativi, incapaci di consolidarsi come veri ambiti urbani.
disegnato: 2015
concorso: 1° prize
cliente: Comune di Vena di Ionadi (VV)
team:
Michele Seminara,
Ottavio Amaro,
Merilia Ciconte, Fabio Monteleone,
Lucrezia Marino,
Marina Tornatora.
Domenico Fazzari, Antonio Forgione,
Cristiana Penna.
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